Ufficialmente la questione Telecom Argentina non è all'ordine del giorno del comitato esecutivo che si riunisce oggi in Telecom per una prima informativa sull'andamento del 2009 e sulle strategie in vista dell'aggioramento del piano industriale. Ma che il tema sia caldo lo dimostrano le ulteriori schermaglie con Buenos Aires che hanno contrassegnato l'avvio dell'anno. Un braccio di ferro che prosegue da mesi, con il governo argentino che sembra intenzionato a pilotare il riassetto delle tlc alle spalle di Telecom Italia.
La partita non si sblocca e anzi in qualche modo è andata irrigidendosi dopo gli ultimi passi delle autorità argentine, tanto che non si esclude il ricorso a un arbitrato internazionale. Per il momento, proprio in questi giorni, i soci di Telco, che oggi controlla il 22,5% di Telecom Italia, hanno presentato ricorso contro l'obbligo di vendita della partecipazione in Telecom Argentina, che la Cndc, l'antitrust locale, già il 25 agosto aveva disposto, ponendo il termine di un anno per adempiere.
Qualche giorno prima Buenos Aires aveva intensificato il pressing su Telecom Italia perché ceda la partecipazione in Sofora, holding di controllo di Telecom Argentina. Da una parte, infatti, le autorità argentine hanno comminato multe ai soci, passati e presenti, per la mancata notifica del passaggio di Olimpia a Telco. Dall'altra, hanno richiesto a Telecom un monitoraggio mensile del processo di dismissione.
Sul primo punto il pretesto è meramente formale, perché l'antitrust argentino era stato informato con una lettera da parte dei venditori, Pirelli e Benetton soci di Olimpia, già a fine ottobre 2007, pochi giorni dopo il closing. E, con qualche dettaglio in meno, anche da Telco, la holding acquirente partecipata da Telefonica, Generali, Mediobanca, Intesa Sanpaolo e Sintonia-Benetton. La formula di comunicazione era stata decisa sulla base della convinzione che non ci fosse un passaggio di controllo, come del resto aveva convenuto la direzione generale della Commissione Ue. Solo all'inizio del 2009, quando già si era aperta la diatriba con i Werthein per il controllo di Sofora, la Cndc aveva invece richiesto una formale notifica dell'operazione che era stata a quel punto inoltrata. Ora la dose è stata rincarata con una raffica di multe che lo stesso ministro all'Economia, Amado Boudou, ha comunicato in una conferenza stampa il 6 gennaio, spiegandone il motivo nell'intrinseco conflitto d'interessi dell'operazione, dal momento che per l'Argentina «chi è proprietario di Telefonica è anche proprietario del 52% di Telecom Argentina». Le multe – 104 milioni di pesos (poco più di 27 milioni di dollari) a carico di Telefonica, 35 milioni di pesos a Pirelli, a 17 milioni a Mediobanca, 43 milioni a Generali e 17 milioni a Sintonia – sono oltretutto commisurate al fatturato locale dei gruppi coinvolti, vale a dire che Pirelli paga per le gomme e Generali per le assicurazioni, indipendentemente dalle quote relative nel settore delle tlc. Entro i 15 giorni previsti, i multati presenteranno ricorso, cosa che avrà l'effetto di sospendere le sanzioni.

Sul secondo punto, la richiesta è più articolata, dando adito al sospetto che l'intento sia quello di arrivare a una sorta di commissariamento del processo di vendita. Si chiede infatti già entro il 15 gennaio un primo rapporto da Telecom per illustrare i passi compiuti finora per la dismissione della partecipazione, con successivi aggiornamenti a cadenza mensile. E, a partire dal prossimo 25 febbraio, si fa presente che l'Antitrust potrebbe «ordinare le misure necessarie», senza escludere l'applicazione di «sanzioni», al fine di «assicurare l'effettivo trasferimento delle azioni». In queste condizioni è difficile che Telecom riesca a spuntare un'equa valorizzazione della sua partecipazione: già il secondo giro di offerte, che l'advisor Credit Suisse aveva raccolto a novembre, era stato giudicato insoddisfacente. Da parte sua l'Asati, l'associazione dei piccoli azionisti, ha messo nuovamente in guardia dal danno, anche economico, che potrebbe derivare a tutti i soci da una vendita forzata della partecipazione in Argentina.

 

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